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Il marciatore due anni fa si è imbattuto in un caso di doping e lo ha denunciato alla Athletics Integrity Unit (AIU), cioè la sezione interna alla federatletica mondiale competente in fatti di doping. Tra gli allenatori si muoveva in competizioni ufficiali e con regolare accredito una persona che non avrebbe potuto essere lì in quanto squalificata a vita da atleta per uso di doping. Generalmente in caso di collaborazione in un paio di settimane viene fatta la procedura per la riduzione della qualifica, che passa attraverso il “nulla osta” rilasciato dalla WADA. Ma nel caso di Schwazer di tempo ne è passato molto di più, a causa della posizione dell’Agenzia mondiale antidoping: per avere lo sconto l’azzurro deve confessare il doping di Capodanno 2016.
Un altro punto oscuro, tra i tanti del caso Schwazer. A lui si applica una procedura non prevista dal regolamento e non applicata, ad esempio, alla mezzofondista turca Alptekin che nel 2015 ottenne la sospensione del 50% del suo periodo di squalifica. I legali di Schwazer hanno contestato alla WADA la discrepanza di trattamento con il medesimo regolamento in vigore, ricordando anche che la giustizia italiana ha riconosciuto non colpevole l’atleta (nel nostro Paese il doping è reato penale). Tutto questo è avvenuto il 6 giugno, poi il silenzio.
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