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La prima volta sugli sci: "Avrò avuto 7 anni, o forse 5, ma non rammento nulla. Non immaginavo però di arrivare a certi livelli, tutto è andato oltre i sogni: pensavo di arrivare ai Giochi, ma non di vincerli e men che meno di conquistare tre ori".
Su Shiffrin: "Mikaela arriverà a 100 e oltre, ma Steinmark ha ragione: il più grande di tutti i tempi non esiste; esistono tanti grandi in più epoche".
Il soprannome "Tomba la Bomba": "Mi chiamò così Patrick Lang, figlio dell’inventore della Coppa del Mondo. Magari a suo tempo poteva starci, oggi con le bombe vere che riempiono le cronache di guerra è meglio lasciar perdere. Peraltro c’è sempre il resto del campionario di soprannomi: Albertone, Albert-One, la Albertite".
Analogie tra Tomba e Bode Miller: "Eravamo diversi. Bode più di me: lo vedevi in giro a ballare e a bere birra. Del resto uno che ha attaccato la medaglia d’oro allo sciacquone del gabinetto è come minimo originale".
Un possibile ritorno? "La voglia è stata forte in occasione dei Giochi di Torino: ma ero già quarantenne. Insomma, due stagioni in più, dopo che avevo chiuso a 31 anni, avrei potuto farle".
I grandi dello sci e le prestazioni delle italiane: "Marco Odermatt è una belva: mi ricorda Hermann Maier. È il nuovo Terminator: sciata elegante, aggressiva. Uno svizzero così mancava dai tempi di Zurbriggen. Bassino, Brignone, Curtoni e Goggia? Dico brave a tutte: le voglio vedere fino ai Giochi 2026. Ciascuna ha caratteristiche diverse dalle altre".
Scialpinismo, grande passione: "Servono due ore per salire e bastano due minuti per scendere. Affascinante".
Getty ImagesAlberto Tomba