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Terminata con le Olimpiadi di Tokyo una stagione infinita, Danilo Gallinari si sta godendo ancora un po’ di meritato riposo prima di tornare a fare sul serio e prepararsi in vista della sua 14ª stagione NBA.
Nel frattempo, il numero 8 degli Atlanta Hawks ha fatto il punto sull’annata sportiva appena conclusa e non solo, passando dall’ultima incredibile avventura e dal futuro con la Nazionale ai momenti più emozionanti vissuti in carriera oltreoceano.
“L’Olimpiade è stata un’esperienza unica con ragazzi speciali, in campo e fuori. Al villaggio eravamo divisi in sei per camerata. Con me c’erano Pajola e Tonut, forti e gran personaggi. Questo gruppo ai giochi di Parigi potrà fare la storia. Io ci sarò? Vedremo. Avrò 36 anni, se mi chiamano sarò lì per dare il massimo. Magari per la rivincita con i francesi” ha esordito un Gallinari che ha sempre creduto nelle potenzialità del gruppo azzurro
“Sentivo che si sarebbero qualificati battendo la Serbia. Una settimana dopo Sacchetti mi ha chiamato, avevo appena finito di giocare, venivo dal ko in gara 6. Mi si è accesa la luce: le Olimpiadi, anche senza pubblico, sono incredibili e memorabili. In palestra hai al fianco il numero uno al mondo di judo, martello o boxe e il più forte pallavolista del pianeta. Vedi fare esercizi che neppure immagini, trovi atleti strepitosi visti solo in tv. Passeggi e trovi Jacobs, che conosco e seguivo, Greg Paltrinieri e Federica Pellegrini, leggende del nuoto”.
Il classe 1988 di Sant'Angelo Lodigiano ha poi rivelato a La Repubblica quali sono le gare della sua carriera che più di tutti vorrebbe rigiocare oggi.
“Gara 7 con Denver contro i Lakers di Kobe Bryant, Blake e Gasol. Ho giocato bene sei partite, quella l’ho tappata. Poi, ripenso alla sconfitta con l’Italia a Torino. Ci giocavamo le qualificazioni per Rio contro la Croazia. Sono uscito per falli, ricordo un arbitraggio strano. E i quarti con la Lituania per l’Europeo 2015”.
In NBA però il momento più complicato è stato un altro e non l’ha visto direttamente impegnato sul parquet.
“Forse il momento più difficile sono stati i fischi al Madison Square Garden a New York. Scelta dei Knicks, avevo diciannove anni. Ma ho capovolto l’amarezza: è stata la motivazione che mi ha spinto a dare tutto me stesso. Sono orgoglioso dei miei tredici anni in America, record per un italiano, e dei sette a Denver”.
Non mancano però, ovviamente, anche emozioni e match che il “Gallo” rivivrebbe molto volentieri sulla propria pelle.
“Penso alle partite con Philadelphia e Milwaukee. Sono soddisfatto per come ho chiuso l’annata. Da 8,5 in pagella” ha affermato l’alfiere degli Hawks che ha ancora nella testa l’idea di chiudere la carriera a Milano dove tutto è iniziato.
“Sarebbe perfetto. Ma devono esserci le gambe. La testa ti fa pensare che puoi fare tutto, poi il corpo dice altro. Vedremo”.
Getty ImagesDanilo Gallinari