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La sfortuna delle pepite

14 APRILE
BASKET/NBA

Senza Murray, addio alle aspirazioni per il titolo.

GUIDO BAGATTA

Peccato davvero, Jamal Murray è fuori per il resto della stagione (playoffs ovviamente inclusi) e con lui anche i Denver Nuggets lasciano le speranze di arrivare fino in fondo. Sfortuna vera, perché Denver, con l’aggiunta di Aaron Gordon e JaVale McGee era davvero da considerare come la mina vagante all’ovest.

I Nuggets avevano la squadra giusta per aprire ogni scatola che si fossero trovati davanti, con un Jokic impegnato in una stagione che, forse ancora più dell’anno scorso, lo vede protagonista nella corsa per l’MVP della lega. Ma quello, se mai arriverà, sarà l’unico trofeo che la squadra del Colorado potrà alzare in questo indecifrabile 2021, perché senza Murray (cioè senza 21 punti e quasi 5 assists ad incontro) i sogni di questi mesi, non si trasformeranno mai in realtà, almeno in tempi brevi.

Dopo la galoppata della scorsa estate nella bolla di Orlando, in molti avevano indicato i Nuggets, tra i favoriti per il campionato successivo, salvo poi ricredersi al volo quando il management della squadra aveva deciso di non trattenere né Plumlee né Grant, alleggerendosi così in maniera drammatica sotto canestro. Il campo poi, da novembre in avanti, aveva dato ragione alle facili previsioni di fine estate, dimostrando quando Jokic fosse davvero troppo solo lì in mezzo, ma soprattutto come fosse impossibile farlo giocare 35 minuti a partita, senza spomparlo per la post season.

Con questo in testa, dopo qualche mese di bilanci e ripensamenti, alla fine la dirigenza di Denver aveva agito, e molto bene, sul mercato, portandosi in casa una vera superstar come Gordon (con lui, prima del crack di Murray, i Nuggets avevano perso una sola volta, con Boston) che si è dimostrato, partendo da ala grande, ancora meglio di quanto fosse ad Orlando. Con Gordon come quattro, Porter jr. si è spostato ad ala piccola, beneficiando anche lui tantissimo dello switch che troppo spesso, nonostante la presenza di Millsap, lo aveva costretto a dannarsi in difesa contro giocatori molto più pesanti di lui. Insomma, per Denver stava andando tutto benissimo, se si pensa anche che, alla fine, dei cosiddetti “big”, i Nuggets avevano dovuto scambiare solo Harris, cessione che tra l’altro ha anche dato maggior spazio ad un Facundo Campazzo che ora, dovrà anche partire titolare al posto dell’infortunato Murray. Sulle capacità del piccolo condottiero argentino, pochi anche in America hanno oramai dubbi, anche se nessuno credo si aspetti che, dalle sue mani, possano arrivare tutti i punti e gli assist che adesso mancheranno alla squadra.

Insomma, peccato davvero, visto che anche a Las Vegas si erano accorti delle potenzialità delle “pepite”, con le quote per vederli campioni che si erano decisamente abbassate nelle ultime settimane. Adesso, per trovare una vera outsider ad ovest (Utah jazz a parte) bisognerà buttarsi a corpo morto o su Phoenix (con una panchina non lunghissima per un playoff) o sui Dallas Mavericks, per certi versi una vera e propria incognita per tutti, loro stessi compresi. La svolta, in questo caso sta nel fatto se Doncic e Porzingis cresceranno ancora nei loro “dialoghi” sul campo. In quel caso, chissà cosa potremmo trovarci ad ammirare, anche perché, a differenza dei Suns, qui la profondità in panchina c’è eccome.

GUIDO BAGATTA
Murray Denver NBA

Getty ImagesMurray Denver NBA

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