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Sei partecipazioni alla Coppa del Mondo, 23 alla Copa America, sollevata al cielo nel 2001 da capitan Ivan Ramiro Cordoba, per una delle Nazionali con più tradizione nel calcio mondiale: la Colombia. ‘La Tricolor’, una bandiera che negli ultimi anni, anche grazie al pallone, abbiamo imparato a conoscere sempre più a fondo. E nella quale si mischiano il giallo, a rappresentare la ricchezza del suolo colombiano, il blu, come i due oceani che bagnano il paese, e il rosso, il sangue degli eroi caduti. Accanto al tricolore che sventola fiero per le strade di Bogotà, Medellin, Cali, Barranquilla e in tutte le piazze e strade del Paese, c’è una tazza di caffè, perché è in queste due cose che i colombiani si identificano maggiormente: caffè e ‘Tricolor’.
Da sempre, ‘Cafeteros’
Basta poco quindi per capire il perché del soprannome ‘Cafeteros’, apparentemente semplice o elementare, ma in realtà intriso di significato, storia, cultura e tradizione. Il caffè ha plasmato la Colombia, la sua produzione media annua è di 11,5 milioni di sacchi: la terza più alta al mondo, dopo Brasile e Vietnam. Da qui, i ‘Cafeteros’, letteralmente i coltivatori di caffè. Un soprannome che è stato affiancato fin da subito ai miti dello sport colombiano, nel calcio, in particolare, alla fine degli anni ’30, quando la ‘Tricolor’ fece il suo debutto ufficiale alla 4°edizione dei Giochi centroamericani e caraibici tenutasi a Panama.
Federación Nacional de Cafeteros de Colombia
Il caffè (che arrivò nel paese attorno al XVIII°secolo), come il calcio, in Colombia è una cosa seria: una religione, indipendentemente dal fatto che venga bevuto o meno. Tra questi due mondi, lontani ma in realtà vicinissimi, c’è un parallelo. Com’è possibile? La risposta è arrivata in via ufficiale nel 1927, quando è stata fondata la Federazione dei coltivatori di caffè che, come la FIFA con i Mondiali di calcio, riunisce ogni quattro anni più di 350 squadre di coltivatori. Obiettivo: eleggere il miglior caffè del Paese. Ecco, ora avete capito il perch
Basta poco quindi per capire il perché del soprannome ‘Cafeteros’, apparentemente semplice o elementare, ma in realtà intriso di significato, storia, cultura e tradizione. Il caffè ha plasmato la Colombia, la sua produzione media annua è di 11,5 milioni di sacchi: la terza più alta al mondo, dopo Brasile e Vietnam. Da qui, i ‘Cafeteros’, letteralmente i coltivatori di caffè. Un soprannome che è stato affiancato fin da subito ai miti dello sport colombiano, nel calcio, in particolare, alla fine degli anni ’30, quando la ‘Tricolor’ fece il suo debutto ufficiale alla 4°edizione dei Giochi centroamericani e caraibici tenutasi a Panama.
Federación Nacional de Cafeteros de Colombia
Il caffè (che arrivò nel paese attorno al XVIII°secolo), come il calcio, in Colombia è una cosa seria: una religione, indipendentemente dal fatto che venga bevuto o meno. Tra questi due mondi, lontani ma in realtà vicinissimi, c’è un parallelo. Com’è possibile? La risposta è arrivata in via ufficiale nel 1927, quando è stata fondata la Federazione dei coltivatori di caffè che, come la FIFA con i Mondiali di calcio, riunisce ogni quattro anni più di 350 squadre di coltivatori. Obiettivo: eleggere il miglior caffè del Paese. Ecco, ora avete capito il perch
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Il caffè (che arrivò nel paese attorno al XVIII°secolo), come il calcio, in Colombia è una cosa seria: una religione, indipendentemente dal fatto che venga bevuto o meno. Tra questi due mondi, lontani ma in realtà vicinissimi, c’è un parallelo. Com’è possibile? La risposta è arrivata in via ufficiale nel 1927, quando è stata fondata la Federazione dei coltivatori di caffè che, come la FIFA con i Mondiali di calcio, riunisce ogni quattro anni più di 350 squadre di coltivatori. Obiettivo: eleggere il miglior caffè del Paese. Ecco, ora avete capito il perch
Basta poco quindi per capire il perché del soprannome ‘Cafeteros’, apparentemente semplice o elementare, ma in realtà intriso di significato, storia, cultura e tradizione. Il caffè ha plasmato la Colombia, la sua produzione media annua è di 11,5 milioni di sacchi: la terza più alta al mondo, dopo Brasile e Vietnam. Da qui, i ‘Cafeteros’, letteralmente i coltivatori di caffè. Un soprannome che è stato affiancato fin da subito ai miti dello sport colombiano, nel calcio, in particolare, alla fine degli anni ’30, quando la ‘Tricolor’ fece il suo debutto ufficiale alla 4°edizione dei Giochi centroamericani e caraibici tenutasi a Panama.
Federación Nacional de Cafeteros de Colombia
Il caffè (che arrivò nel paese attorno al XVIII°secolo), come il calcio, in Colombia è una cosa seria: una religione, indipendentemente dal fatto che venga bevuto o meno. Tra questi due mondi, lontani ma in realtà vicinissimi, c’è un parallelo. Com’è possibile? La risposta è arrivata in via ufficiale nel 1927, quando è stata fondata la Federazione dei coltivatori di caffè che, come la FIFA con i Mondiali di calcio, riunisce ogni quattro anni più di 350 squadre di coltivatori. Obiettivo: eleggere il miglior caffè del Paese. Ecco, ora avete capito il perch
Il caffè (che arrivò nel paese attorno al XVIII°secolo), come il calcio, in Colombia è una cosa seria: una religione, indipendentemente dal fatto che venga bevuto o meno. Tra questi due mondi, lontani ma in realtà vicinissimi, c’è un parallelo. Com’è possibile? La risposta è arrivata in via ufficiale nel 1927, quando è stata fondata la Federazione dei coltivatori di caffè che, come la FIFA con i Mondiali di calcio, riunisce ogni quattro anni più di 350 squadre di coltivatori. Obiettivo: eleggere il miglior caffè del Paese. Ecco, ora avete capito il perch
Basta poco quindi per capire il perché del soprannome ‘Cafeteros’, apparentemente semplice o elementare, ma in realtà intriso di significato, storia, cultura e tradizione. Il caffè ha plasmato la Colombia, la sua produzione media annua è di 11,5 milioni di sacchi: la terza più alta al mondo, dopo Brasile e Vietnam. Da qui, i ‘Cafeteros’, letteralmente i coltivatori di caffè. Un soprannome che è stato affiancato fin da subito ai miti dello sport colombiano, nel calcio, in particolare, alla fine degli anni ’30, quando la ‘Tricolor’ fece il suo debutto ufficiale alla 4°edizione dei Giochi centroamericani e caraibici tenutasi a Panama.
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Il caffè (che arrivò nel paese attorno al XVIII°secolo), come il calcio, in Colombia è una cosa seria: una religione, indipendentemente dal fatto che venga bevuto o meno. Tra questi due mondi, lontani ma in realtà vicinissimi, c’è un parallelo. Com’è possibile? La risposta è arrivata in via ufficiale nel 1927, quando è stata fondata la Federazione dei coltivatori di caffè che, come la FIFA con i Mondiali di calcio, riunisce ogni quattro anni più di 350 squadre di coltivatori. Obiettivo: eleggere il miglior caffè del Paese. Ecco, ora avete capito il perch
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Il caffè (che arrivò nel paese attorno al XVIII°secolo), come il calcio, in Colombia è una cosa seria: una religione, indipendentemente dal fatto che venga bevuto o meno. Tra questi due mondi, lontani ma in realtà vicinissimi, c’è un parallelo. Com’è possibile? La risposta è arrivata in via ufficiale nel 1927, quando è stata fondata la Federazione dei coltivatori di caffè che, come la FIFA con i Mondiali di calcio, riunisce ogni quattro anni più di 350 squadre di coltivatori. Obiettivo: eleggere il miglior caffè del Paese. Ecco, ora avete capito il perch
Basta poco quindi per capire il perché del soprannome ‘Cafeteros’, apparentemente semplice o elementare, ma in realtà intriso di significato, storia, cultura e tradizione. Il caffè ha plasmato la Colombia, la sua produzione media annua è di 11,5 milioni di sacchi: la terza più alta al mondo, dopo Brasile e Vietnam. Da qui, i ‘Cafeteros’, letteralmente i coltivatori di caffè. Un soprannome che è stato affiancato fin da subito ai miti dello sport colombiano, nel calcio, in particolare, alla fine degli anni ’30, quando la ‘Tricolor’ fece il suo debutto ufficiale alla 4°edizione dei Giochi centroamericani e caraibici tenutasi a Panama.
Federación Nacional de Cafeteros de Colombia
Il caffè (che arrivò nel paese attorno al XVIII°secolo), come il calcio, in Colombia è una cosa seria: una religione, indipendentemente dal fatto che venga bevuto o meno. Tra questi due mondi, lontani ma in realtà vicinissimi, c’è un parallelo. Com’è possibile? La risposta è arrivata in via ufficiale nel 1927, quando è stata fondata la Federazione dei coltivatori di caffè che, come la FIFA con i Mondiali di calcio, riunisce ogni quattro anni più di 350 squadre di coltivatori. Obiettivo: eleggere il miglior caffè del Paese. Ecco, ora avete capito il perché dei ‘Cafeteros’?
Getty ImagesColombia, settembre 2023