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Ottovolante di emozioni nell'estate di Cher Ndour, talentuoso centrocampista che ha vinto con l'Italia U19 il torneo continentale e ora approda al PSG: "Spero di arrivare nella Nazionale maggiore, ma c'è una bella differenza con le Giovanili. Mi hanno cercato in Serie A, ma non c'è stato alcunché di concreto: ho molti anni di carriera davanti, magari ci arrivo a trent'anni. Il mio sogno è vincere la Champions e giocare un Mondiale, quando il mio agente ha detto che mi voleva il PSG pensavo scherzasse" racconta a 'La Repubblica' il ragazzo bresciano "Non so se il nostro movimento sia in crisi, abbiamo vinto un Europeo contro la Spagna e l'Inghilterra e l'estate ha dimostrato che i 19 - 20 enni ci sono: ci sono mancati i Mondiali, ma le prossime squadre saranno competitive".
Così Cher, di papà senegalese e mamma appunto bresciana, racconta i suoi inizi e un argomento che sottotraccia si fa spazio, anche senza volerlo: "Ho cominciato all'oratorio San Giacomo di Brescia: non c'era la mia categoria e mi allenavo coi ragazzi più grandi, da buon bianconero mettevo la maglia di Krasic. Non era il mio idolo, ma si vede che papà al mercatino di Brescia aveva trovato solo quella: sono entrato per la prima volta quest'anno allo Stadium, abbiamo visto la partita della Prima Squadra in tribuna quando con il Benfica sfidammo la Juve in Youth League. Il razzismo? Di carattere la prendo sul ridere. Quando ero all'Atalanta e qualche compagno si metteva in mostra, in tribuna si diceva - Bravo il 7, bravo il 10; quando volevano fare un complimento a me, passavano a - Bravo il neretto.. A me non pesava, mamma si arrabbiava: l'assurdo è che pensavano di elogiare. Mai avuto paura di andare a 16 anni via, volevo nuovi stimoli, lasciare le zone di comfort e vecchie abitudini: mi piaceva l'idea di non conoscere nemmeno la lingua. Non devi entrare in Prima Squadra pensando di essere un fenomeno, finisci con una croce sopra: mi ha aiutato Joao Mario. Dai miei ricevo consigli, ma lasciano a me la decisione".
Getty ImagesItalia U 19