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Haaland: "Da giovane piangevo ogni volta che sbagliavo dei gol"

6 MARZO
CALCIO

L'attaccante norvegese è a quota 28 centri in 31 partite nonostante sia rimasto in infermeria per oltre due mesi a causa di un infortunio

SPORT TODAY

Autore del 3-1 finale nel derby contro il Manchester United, Erling Haaland nel primo tempo, sul risultato di 1-0 per i Red Devils, ha fallito un gol facile facile per uno come lui: con la porta spalancata, l'attaccante norvegese non è riuscito a pareggiare i conti. Un'assoluta rarità per uno come lui, autore di 28 gol in 31 partite stagionali nonostante sia rimasto ai box per due mesi a causa di un sovraccarico muscolare. Lui, che ha quando è al Manchester City ha siglato  80 reti in 84 presenze battendo ogni record in termini di prolificità, è uno abituato a fare la differenza e vincere. 

Le parole di Haaland dopo il clamoroso gol sbagliato nel derby

A proposito del gol fallito domenica all'Etihad Stadium ha detto: «È stata una sfida per me. Quando ero giovane, ricordo che iniziavo a piangere se perdevamo e sbagliavo dei gol. Ci ho lavorato molto ed è stata una sfida. Penso che stiamo andando abbastanza bene come squadra e questo è il mio obiettivo principale, ovviamente. Continuerò a sbagliare gol, continuerò a segnare e la gente mi criticherà. Ma cosa posso fare allora? Posso solo concentrarmi a segnare più gol possibili e aiutare la squadra. Io pretendo tanto da me stesso, così come tutti i miei compagni, l'allenatore e tutti i tifosi. Penso che sia qualcosa su cui lavorare e alla fine è tutta una questione mentale. Non puoi esercitarti, è qualcosa su cui si lavora in modo naturale. È come per ogni cosa nella vita, se pensi troppo a qualcosa non va bene, se c'è stress nella tua vita, non va bene. La mia vita riguarda principalmente il calcio, quindi questo è il mio obiettivo. Ho una carriera davanti, quindi cerco di fare del mio meglio per avere la migliore carriera possibile. Il mio obiettivo è diventare la migliore versione possibile di me stesso, quindi la cosa principale è la parte mentale».

Erling Haaland, Manchester City

Getty ImagesHaaland

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