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Spalletti: “Chi viene in Nazionale, deve volerci stare con serietà”

9 OTTOBRE
CALCIO/NAZIONALE

Il ct dell'Italia alla vigilia delle sfide con Malta e Inghilterra: “Sarri felice che i suoi restino a Formello? Lo capisco, ma poi cerchiamo di rimandarli a casa migliorati e non peggiorati”

SPORT TODAY

In vista degli impegni per le qualificazioni europee, l 'Italia si prepara ad affrontare Malta e Inghilterra . Il commissario tecnico Luciano Spalletti ha parlato in conferenza stampa.

“Se la tuta ha questo colore e sei chiamato a indossare l'uniforme dell'Italia, è una cosa bellissima. Conoscenze ne ho approfondite: anche se si rimane a casa con tutta la componente abbiamo approfondito la conoscenza e il lavoro da sviluppare. Questo lavoro mi ha permesso di venire a contatto con molti dei miei colleghi, anche quelli che non conoscevo. Poterli vedere lavorare sul campo. Questo è un lavoro bellissimo, molto stimolante. Conta essere differenti e diventare migliori degli altri, le conoscenze e i rapporti, ciò che si riesce a percepire e a vedere ti a diventare migliore. Se siamo tutti uguali diventa difficile avere un ruolo importante. Devo andare tutti i giorni a impegnarmi di più per mettere più cose a disposizione dei miei calciatori”.

Sarri si è detto contento che i giocatori della Lazio rimangano a lavorare a Formello: “Sarri lo stimo moltissimo, ha sentimento e amore per questo sport. Quando si ama questo sport si va più alla ricerca di cose nuove da tirar fuori su cui lavorare. Ha detto una cosa corretta quando ha detto: 'Più me ne lascia a casa, più contento sono'. Anche io quando ero allenatore di club mi ritrovato sempre con qualcuno che tornava con qualche problema, soprattutto se dovevano fare 15-16 ore di viaggio. Il commento è che noi non vogliamo rimandarli indietro peggiorati ma migliorati. Poi però la Nazionale deve stare a cuore a tutti, anche a lui. L'Italia è lì al primo posto per importanza e tutti si può prendere cose dalla Nazionale per fare un calcio migliore. Il mio tentativo è quello di andare a braccetto".

Non c'è Immobile , c'è invece lo juventino Kean : “Per Immobile è giunta una comunicazione dal medico della Lazio e ci è stato detto che c'era un problema di natura fisica, che non sapevano se avrebbe recuperato. Siamo andati più in profondità, era possibile che non giocasse. Ho chiamato direttamente Martusciello e Sarri, mi hanno risposto con grande disponibilità, poi ho chiamato il calciatore e abbiamo tutti insieme contribuito alla conclusione che era meglio per il calciatore lasciarlo a riposo perché anche lui sentiva questa necessità. Credo quindi che tutti abbiamo fatto la cosa giusta ed è rimasto a casa, poi ho visto che non ha nemmeno giocato quindi c'è stata coerenza da parte di tutti. Su Kean dico che non so qual è stato il comportamento precedente a qui: per me i miei calciatori sono creature speciali e li tratto da tali, però allo stesso tempo voglio risposte speciali. Qui non si viene a ridacchiare dietro a ciò che si fa in campo, si viene a stare sereni e a divertirsi: però è un gioco che richiede molta serietà e professionalità. Andando a fare delle ricerche perché a volta si leggono delle cose, ho letto un libro degli All Blacks che si intitola: 'Niente teste di cazzo'. Sarà il regalo per Natale per i calciatori. Qui si fanno le cose seriamente, non abbiamo spezi differenti. Siamo disposti a creare questo sacrificio per portare a caso la pagnotta del risultato ed è il risultato a fare la differenza. Noi dobbiamo crearci tutti i vizi corretti per portare a casa il risultato. Non c'è spazio per altre cose, ma solo una attenzione totale per portare a casa il risultato perché noi dipendiamo da quello. Poi i rapporti rimarranno, a loro deve rimanere qualcosa del tempo passato qui, però poi conta il risultato. E' come nella vita di carestia, quando c'era difficoltà a trovare la pagnotta: uguale qui, dobbiamo trovare il risultato per arrivare al giorno dopo. Dobbiamo impegnarci in profondità e totalmente per il tempo a disposizione".

Le caratteristiche del centravanti tipo di Spalletti: “In questo calcio che s'è evoluto c'è necessità di motore e scocca, ma anche tecnica. C'è da riempire lo spazio dei 95 minuti con cose che tutti devono mettere dentro. La fisicità e il motore che hai è un presupposto di partenza: potessi scegliere, lo sceglierei due centravanti che ho già qui, ovvero Kean e Scamacca . Scamacca è forse un po' più pulito tecnicamente, come tocco di palla e qualità nello stretto. Kean è uno più fisico, più massiccio dal punto di vista d'impatto, di copertura di campo e di metri. Fa più strada. Da quando sono andato a trovare Allegri e ci ho parlato mi ha fatto una grandissima impressione. Con Allegri io non ho assolutamente nulla, anzi, mi sta molto simpatico. E Kean ha fatto vedere che può essere un calciatore che può vestire questa maglia. Poi verrò a conoscenza anche dei suoi comportamenti qui dentro e ne parlerò con lui: divento un soggetto scomodo con coloro che non hanno subito chiaro ciò che deve essere il loro comportamento qui. Raspadori ha tutte e due le cose degli altri, gli manca probabilmente un po' d'altezza per la palla buttata perché poi molte partite si vincono sui piazzati, sui colpi di testa, quando le squadre si mettono col blocco difensivo basso. Lui ha tecnica da vendere, destro e sinistro, inventiva e imbucate, è un centravanti con altre caratteristiche può giocare anche con un altro centravanti. Per concludere, sono messo benissimo, ho tutto ciò di cui ci necessità".

C'è Bonaventura : “L'altra volta ho fatto fatica a non chiamarlo, è un po' il Pellegrini della situazione. E' il centrocampista più offensivo che sa stare trequartista, sa buttarsi esterno. Ha una gestione della palla totale. Ha tiro da fuori area, gol, inserimento, ciò che ci ha fatto vedere anche ieri. L'unica cosa su cui ero titubante era l'età, ma se quelli di questa età fanno vedere queste cose bisogna portare anche lui".

Le condizioni di Chiesa , Zaccagni fuori: “A sinistra c'è Kean, Raspadori, Zaniolo. Spero ci siano anche Chiesa e Zaccagni: quest'ultimo l'ho lasciato a casa perché ieri sera gli hanno fasciato la caviglia, potevo mica obbligarlo a venire? Lo riguardano loro oggi, senza fretta, perché poi tanto è lui. Probabilmente la società spera nel discorso di cui Sarri è portavoce, ma poi ci sono anche i ragazzi che vengono qui volentieri e se sta bene è chiaro che lo portiamo. Se poi è titubante, resta a casa. Perché non si vogliono qui giocatori che vengono forzati: chi vuole restare in vacanza ce lo dice e noi siamo disponibili. Non vogliamo chi non ha a cuore le sorti della Nazionale. Su Chiesa: secondo la società c'è pochissimo, secondo le conferme c'è pochissimo però poi conta lui. Ora gli si fanno vedere le ultime diagnosi, si fanno vedere il discorso del medico della Juve, poi quello della Nazionale e poi decide lui. Zaccagni può venire e Chiesa valuteremo se rimane o se va via".

Turnover tra le due partite? “Grande autostima e poco rispetto dell'avversario ci rende presuntuosi, al contrario sembriamo deboli. Abbiamo di fronte due partite difficilissime dove attraverso comportamenti ben visibili possiamo rendere e dare forza all'immagine di questa Nazionale. Noi non snobbiamo nessuno e non abbiamo difficoltà nel presentarci a Wembley contro coloro che hanno fatto il calcio per disputare la nostra partita. Cercheremo di fare una formazione che permette di avere dei calciatori in tutte e due le situazioni puliti per fare la squadra forte di cui siamo vestiti. Non si prendono decisioni a lungo termine sulla base di emozioni momentanee".

Chiesa simbolo della nuova Italia: “E' il risultato del rapporto che si deve venire a creare. Perché ci è successo al contrario un mese fa: la fiducia è fondamentale per tutto, noi vogliamo andare a sentire come la pensano e a valutare la coerenza. La Juventus non è rimasta sorpresa da questa convocazione: oggi lo abbiamo qui, abbiamo fatto accertamenti in più, grande collaborazione da parte dei medici della Juve e ora si valuta tra oggi e domani il futuro immediato".

Discorso seconde squadre: servono? “Dipende sempre dall'uso che se ne fa delle seconde squadre. Ci sono molte soluzioni che possono venire internamente, noi abbiamo l'Under 21 che abbiamo qui e quella è come una seconda squadra. Con Orsolini ho parlato dopo la partita per spiegargli il mio modo di ragionare e lui è stato carinissimo. Col modo in cui è venuto l'altra volta ha contribuito nell'essere richiamato perché poi qui ci si vuole allenare. A loro giustamente fa piacere allenarsi, ma soprattutto giocare. E se ne hai troppi che non giocano si crea un po' troppo malessere nel viaggio dall'albergo alla squadra. Poi ci sono coloro che possono ricoprire più ruoli: Udogie ha fatto il centrocampista e può essere utilizzato anche in quel ruolo. Spinazzola l'ho lasciato a casa malvolentieri perché l'ho chiamato e mi ha risposto come speravo rispondesse. 'Per me è stata la mia vita far ricredere gli altri, mi impegnerò ancora di più', mi ha detto".

Contro Malta “spero di vedere la totale dedizione al sacrificio e all'impegno. Il dover capire che non è la nostra felicità o quella che abita in noi la felicità vera, ma quella che riesci a far vivere alle persone a cui vuoi bene. La felicità è il pensiero di quelli che lavorano all'estero e sono partiti quando avevano 15 anni e non avevano soldi per arrivare a fine mese e ora, ogni volta che gioca la Nazionale, sono davanti al televisore e sono lì a sperare che la Nazionale vinca per sentirsi meno distanti. La felicità è quella roba lì, voglio vedere gente che in campo si sbatte con voglia. Non avrà più possibilità di esistere calcisticamente chi non assorbe questi requisiti. Poi è chiaro che la sua carriera continuerà, ma non con me. A difendere di continuo i figlioli poi li si rendono più deboli, quando si fa una cazzata si dice che s'è fatta una cazzata".


 

 

Luciano Spalletti

Getty ImagesLuciano Spalletti

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