Premier League, le squalifiche "mirate" per non saltare il Natale

Ne è piena la storia del calcio: le squalifiche mirate sono tutt’altro che una novità, da quelle tattiche per saltare gare ininfluenti e cancellare la diffida a quelle preventive con l’avvicinarsi dei big match, preceduti magari da partite sulla carta più abbordabili. Eppure, soprattutto per i calciatori della Premier League, il miglior momento per prendere una squalifica è proprio quello natalizio. Non è una novità infatti che il campionato inglese scenda in campo anche sotto le feste: è un appuntamento fisso quello del Boxing Day il 26 dicembre, appuntamento che però a volte si rivela particolarmente scomodo per festeggiare al meglio il Natale se l’indomani si è poi impegnati sul campo. Come evitarlo, però, lo sanno bene in particolare quattro giocatori nella storia della Premier.

Il primo indiziato è Ray Parlour, accusato direttamente da Martin Keown, suo ex compagno di squadra all’Arsenal, di aver deliberatamente cercato un’ammonizione in una gara contro il Newcastle nel dicembre 2001. Il calciatore alla fine fu addirittura espulso per doppio giallo, saltando comunque la gara successiva contro il Liverpool. Un vero esperto del settore è Lee Bowyer, ex Leeds capace di saltare addirittura otto partire natalizie tra il 2002 e il 2008, pur avendo sempre respinto ogni accusa e aver piuttosto puntato il dito sul proprio stile di gioco particolarmente aggressivo, che lo vede al terzo posto nella classifica dei più ammoniti nella storia della Premier League.

Sono state invece cinque le gare natalizie consecutive saltate da Kevin Nolan, che ha a sua volta respinto ogni accusa e anzi ha anche annunciato di aver cancellato una festa di Natale nel 2013. L’ex giocatore del West Ham, infatti, decise piuttosto di allenarsi in campo nonostante la squalifica. Infine, sono state sei le squalifiche prese da Neil Ruddock nel corso della sua carriera nel periodo natalizio. L’ex calciatore, come del resto gli altri colleghi, ha sempre negato ogni accusa. Il dubbio, nonostante le varie giustificazioni date, non può che rimanere. 

Getty ImagesKevin Nolan