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Inizia raccontando quando ha iniziato a pensare che il calcio potesse essere la sua professione: "Difficile rispondere quando esattamente ho capito che avrei fatto del calcio la mia professione. Ho iniziato a giocare a calcio quando avevo sei anni. A otto anni mi portarono a giocare con ragazzi di due anni più grandi di me. Fin dall’inizio avrei segnato molti gol, ma forse è stato a 16 anni quando ho capito sarebbe stato il mio mestiere".
Parole d'amore poi per due miti assoluti del calcio mondiale, uno dei quali ha militato proprio nel nostro campionato per tutta la carriera: "Se ho avuto degli idoli da piccolo? Quando ero bambino sì, ben due. Il primo è Henry: l’ho seguito molto all’Arsenal e nella Nazionale. L’altro, anche se non era nella mia posizione, era Alessandro Del Piero".
Poi si passa a parlare di trofei individuali: "Ho sempre detto che un premio Fifa è sempre molto importante. Sarebbe un sogno vincerlo. Sarebbe un premio per me ma anche per tutta la squadra che ha fatto bene. In Champions sapevamo della nostra forza e ne siamo stati sempre sicuri. Abbiamo giocato con serenità in ogni momento. Anche contro il Barcellona in quell’8-2. Quella sera è stata spettacolare".
In ultimo una chiusura su Leo Messi: "Quello che ha fatto lui non è facile da vedere. Penso sia qualcosa di unico. Come giocatore è fantastico e penso che per vederne un altro come Messi bisognerà aspettare altri 100 anni. Uno così nasce ogni 100 anni".
Getty ImagesLewandowski