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Ci sono ruoli meno ingrati di quello che dovrà andare a ricoprire Noah Okafor. Quello che non mancherà di certo saranno pressioni e aspettative sul conto del nuovo attaccante del Milan. I suoi predecessori in quella zona di campo sono due totem assoluti: Ibrahimovic prima e Giroud poi. Il primo ha lasciato il calcio giocato, l'altro è un 'ragazzino' di 37 anni che di smettere non ha la minima intenzione. E allora avanti con la linea verde. Arriva lo svizzero con doppio passaporto (anche nigeriano) che vuole prendersi la scena in Serie A. Classe 2000, ma con un'ottima esperienza già alle spalle.
Suo padre Christian, nato in Nigeria, è stato anche lui un calciatore e ha intuito la predisposizione del figlio verso lo sport già a due anni. Nonostante i pochi mesi di vita, il piccolo Noah infatti riusciva ad andare in bicicletta senza l'uso delle rotelle, proprio come gli adulti. Quando fece il provino per entrare nella sua prima scuola calcio, quella dell'Arisdorf, impressionò talmente tanto l'allenatore che subito lo consigliò al Basilea. Cresciuto nel settore giovanile del club elvetico, nel 2018 fa l'esordio in prima squadra. Dopo due stagioni e mezza però è il momento del salto: il Salisburgo lo vuole in squadra per prendere il posto dei partenti Haaland e Minamino. Una responsabilità non da poco, ma il ragazzo non ci pensa un secondo.
PREGI E DIFETTI
Muove i suoi primi passi come esterno d'attacco: la velocità abbinata alla tecnica rendono Okafor un'ala difficile da contenere, ma con il passare degli anni ha sempre aumentato il proprio raggio d'azione. Prima rimanendo sulla trequarti, poi a Salisburgo ha cambiato ruolo, imponendosi come centravanti. Sotto la voce pregi possiamo aggiungere anche l'attitudine a vincere trofei. A 23 anni il ragazzo nato a Binningen ha già conquistato una Coppa di Svizzera, quattro campionati austriaci e tre Coppe d’Austria.
Centravanti sì, goleador no. Almeno non per il momento. La sua media realizzazitiva non è di quelle che lasciano tutti a bocca aperta. Nei tre anni e mezzo in Austria, Okafor totalizza 110 presenze, condite da 34 gol. Non male, certo, ma un club come il Milan ha bisogno di un apporto diverso da parte del suo centravanti. Gli servirà tutto l'aiuto possibile. E vedendo i compagni di reparto, essere messo in condizione di far male non dovrebbe essere un problema. Chi non vorrebbe alle sue spalle gente come Chukwueze, Pulisc e Leao?
CURIOSITÀ E ANEDDOTI
Oltre al padre, anche due dei quattro fratelli di Noah sono calciatori (Elijah e Isaiah). Si tratta del quinto svizzero a indossare la maglia del Milan: prima di lui Vogel, Senderos, Desole e Rodriguez. Il nome di Okafor è venuto fuori anche all'interno dell'inchiesta Prisma. Nel 2019 infatti Paratici aveva provato a portarlo alla Juve in uno scambio con il Basilea. Un anno più tardi invece era stato il Manchester City a farsi avanti, ma papà Christian gli consigliò di rifiutare. E così andò.
Un'adolescenza complicata quella di Okafor, che in brevissimo tempo crebbe di 10 centimetri, con conseguenti problematiche dal punto di vista fisico. Così come Rashford, Noah soffrì di infiammazioni ossee che lo costrinsero a restare lontano dal calcio per sei mesi. Grazie all'aiuto della fede e di un mental coach riuscì a superare quel brutto periodo. Okafor è un grande appassionato di Fifa e, come ha raccontato in diverse interviste, fa sempre di tutto per prendere il suo personaggio in ogni modalità di gioco. Ma quella dei videogame non è l'unica passione di Noah, che ha conosciuto l'Italia sin da bambino grazie all'album delle figurine Panini. Una vera e propria ossessione per quel ragazzino diventato grande. E che adesso potrà aprire pacchetti in cerca della sua.
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