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Il sogno del Mantova e di un'intera città, non solo quella sportiva, stavolta si avvera con tre giornate d'anticipo. Il Padova, battendo nel turno precedente la Pergolettese, aveva tenuto ancora aperta, almeno aritmeticamente, la corsa al primo posto, con la complicità degli stessi virgiliani che non erano andati oltre il pari con l'Atalanta Under 23. Ma il risultato della sfida degli uomini di Torrente contro il Lumezzane (1-1) fa diventare incolmabile il divario (79 contro 70) e il Mantova ritrova un posto fra i cadetti al di là di quello che sarà il risultato della gara di domani sera col Renate. Una città, quella lombarda, in festa per un traguardo che solo qualche mese fa - non bisogna dimenticare che al termine della scorsa stagione il Mantova era retrocesso in Serie D - era praticamente impensabile. A volte, però, il calcio riserva sorprese che hanno il sapore del miracolo. Il Mantova targato Piccoli, Botturi e Possanzini ritorna, quindi, nella Serie B dopo 14 anni, allora alla guida del team biancorosso vi era il presidente Fabrizio Lori. Un cammino caratterizzato da un modulo di gioco interpretato nel migliore dei modi dalla squadra.
Grandi meriti al 48enne tecnico, a lungo vice di De Zerbi, che con il suo staff ha saputo amalgamare un gruppo di atleti desiderosi di dimostrare di avere le carte in regola per palcoscenici più prestigiosi della Lega Pro. Se da un lato la gioia per questa promozione è ai massimi livelli, rimane un pizzico di amarezza tra coloro che non potranno affrontare la trasferta di domani a Meda contro il Renate. Fra l'altro l'impegno di Comune e società per l'allestimento di un maxi schermo in piazza Sordello per la visione del match che vale la B è stato vanificato dai diritti televisivi che hanno di fatto impedito che il progetto si realizzasse. Un'amarezza che però è stata ampiamente compensata dal fatto che il Mantova è in B, senza se e senza ma.
Getty Images Davide Possanzini