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Un cerchio che lui stesso ha cominciato a tracciare appunto a Maubeuge (cittadina di poco più di 30mila abitanti nel nord della Francia) dove è nato e dove ha cominciato ad inseguire follemente la sua passione per il calcio, che già a 9 anni lo mette davanti ad un bivio: Lille o Lens, qual è la metà giusta per continuare a sognare? La scelta ricade sui “Dogues”, i “mastini” rossoblù del Lille, è lì che si forma come calciatore. Quattro volte alla settimana, i suoi genitori percorrono assieme a Benjamin i cento chilometri che separano la loro casa fino al centro sportivo del Lille e, una volta arrivati al campo, la mamma (segretaria in un ospedale) per non farlo rimanere indietro con la scuola, vista la mancanza di tempo da dedicare allo studio, trova il modo di fargli fare i compiti negli spogliatoi. Sacrifici, corse e rincorse, in campo e avanti indietro per il nord della Francia, che 10 anni più tardi portano i primi frutti: il debutto in Ligue 1, a soli 18 anni, con la maglia del Lille.
Un anno e mezzo dopo, e avendo collezionato numerosi gettoni nel campionato francese, approda allo Stoccarda, appena retrocesso in Zweite Liga. Alla prima stagione (2016-2017), è subito promozione in Bundesliga, ma il meglio arriva nell’estate 2018 in Russia, quando con la Nazionale francese si laurea campione del mondo, segnando anche il gol più bello del torneo: un tiro al volo da fuori area contro l’Argentina (sconfitta 4-3) negli ottavi di finale, che resterà inciso per sempre nella storia di questa manifestazione. Da quel momento, la sua carriera spicca definitivamente il volo. Il Bayern Monaco diventa la sua nuova casa, in Baviera vince tutto: una Champions League, quattro Bundes, una Coppa di Germania, una Supercoppa Uefa, e tanti altri trofei.
PREGI E DIFETTI
Un metro e 86 di versatilità, tecnica e atletismo. Pavard nasce come terzino destro (adattabile anche come quinto di centrocampo), ma non ha problemi ad essere impiegato come centrale, slot che ha ricoperto spesso e volentieri nella Francia di Deschamps. Dotato di una buona tecnica, è abile anche in fase di impostazione, ma una delle sue caratteristiche principali resta il tiro, che lo rende avversario pericoloso anche dalla distanza.
Ordinato e pulito in fase difensiva, dove sa leggere bene le situazioni giocando spesso in anticipo. Ha il vizio del gol, lo ha sempre avuto. Attenzione quindi anche nell'area avversaria, quando c'è da colpire sa farsi trovare pronto. L'unico punto interrogativo è rappresentato dal nuovo campionato: il ragazzo potrebbe pagare lo scotto del trasferimento in una lega diversa da quella tedesca, ma nessuno in casa nerazzurra sembra contemplare questa ipotesi.
CURIOSITÀ E ANEDDOTI
Leggi Pavard e non ti può non venire in mente la perla ai Mondiali di Russia 2018: meravigliosa quanto fulminante, dritta nel cuore dell’Argentina. Uno dei gol più belli della storia di questo sport, immagine significativa di quella Coppa del Mondo vinta dalla Francia in finale contro la Croazia, dopo un cammino netto, da veri campioni: tra questi anche Benjamin Pavard, che grazie a questa rete si è fatto conoscere in tutto il mondo. Ma il ragazzo di Maubeuge ha vissuto anche momenti difficili, come la depressione, coincisa con lo scoppio della pandemia di Covid, come ha raccontato l’anno scorso lui stesso in un’intervista a “Le Parisien”. «Ho sofferto di depressione in quel periodo, c'era qualcosa di sbagliato nella mia testa. È stato un periodo difficile. A livello personale non è stato facile stare da soli in un paese che non è il mio. Lontano dalla mia famiglia, dai miei amici. Qualcosa non andava nella mia vita, ma mi ha fatto crescere. Sono andato avanti, sono migliorato. Pochi sanno cosa ho passato. Solo perché ti guadagni da vivere non significa che sei felice. All’inizio ti dici che non è niente e che passerà, ma quando vedi che persiste, devi reagire. Sono umano come tutti gli altri, e anche se ho una casa molto bella con una sala pesi, avevo bisogno del contatto con gli altri. Mi alzavo e non avevo fame. Cercavo di tenermi occupato, di cucinare, di guardare le serie tv, ma Netflix va bene per due minuti soltanto… Non mi piace la parola depressione, ma si trattava di questo. Mi sono nascosto davanti agli altri, oggi mi sento molto meglio. Ne sono uscito, ma mi ha cambiato». Una fase complicata della vita e della sua carriera, dalla quale è uscito anche grazie all’aiuto di chi gli è stato vicino, familiari e amici. Tra i più stretti di Pavard c’è Olivier Giroud, un legame nato in Nazionale, diventato sempre più forte con il passare degli anni. E chissà che i due non si ritroveranno presto di fronte, a San Siro, l’uno contro l’altro.
Getty ImagesBenjamin Pavard