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La tenacia e il giusto tempismo nelle scelte sono caratteristiche che lo accompagneranno anche nella sua avventura in rossonero. E sono le stesse con cui proverà a scalare le gerarchie di Stefano Pioli, per convincerlo a schierarlo a protezione della linea difensiva del Diavolo. Stiamo parlando di Marco Pellegrino, il centrale classe 2002 che il Milan ha prelevato dall’Atletico Platense per 3.5 milioni di euro più bonus e il 10% sull’eventuale futura rivendita. Si è presentato a Milano e al nostro campionato con la faccia giusta, sicuro dei suoi mezzi, sempre più convinto della scelta di misurarsi nel nostro paese, al Milan.
L’arte del saper scegliere appunto, quella che non gli è mai mancata, fin da adolescente, a 14 anni: è lì che la sua vita e la sua carriera hanno preso una rotta ben definita. Dal tennis, sport nel quale era considerato un prodigio, al calcio a tempo pieno. Una decisione spinta da passione e tenacia, l’altra qualità chiave per arrivare ovunque, in campo e fuori. E così ha fatto, spingendo forte sull’acceleratore e mettendosi in mostra anche sul rettangolo verde, attirando gli occhi di tutto il Paese e della sua Nazionale, quella Albiceleste.
Dal settore giovanile (dov’era arrivato nel 2010 a 8 anni) al debutto in prima squadra, in Primera Division, sempre con la maglia dell’Atletico Platense cucita addosso e con tutta la fiducia del suo mister, Martin Palermo, che si è preso la pesante responsabilità di paragonarlo ad un grandissimo come Walter Samuel. Dopo l’esordio ufficiale tra i grandi, lo scorso 14 marzo, Pellegrino è diventato titolare inamovibile nella difesa dell’Atletico Platense, chiudendo la stagione con un gol al Gimnasia (in 17 presenze complessive in poco più di 4 mesi) e congedandosi dall’Argentina col botto, lanciato a razzo verso l’Italia.
PREGI E DIFETTI
«Nasco come difensore centrale, ma ho giocato anche come terzino sinistro e in una linea a tre con Palermo. Naturalmente, però, mi riconosco come centrale sinistro. Mi considero forte sulla marcatura e sono molto veloce». Così si è presentato Pellegrino, che tra le qualità principali mette sul piatto anche fisico (è alto 1 metro e 84) e “garra”, mixando al punto giusto muscoli e aggressività, oltre a grandi capacità nel gioco aereo.
L’ultima parola spetterà a Pioli, che deciderà dove e come utilizzarlo all’interno di un reparto in cui certo mancano alternative. Un nuovo Malick Thiaw? Ripercorrere le orme del tedesco è sicuramente il suo obbiettivo, magari trovando spazio in maniera più graduale e prendendo confidenza giornata dopo giornata. Per quello che ha fatto vedere negli ultimi mesi in Argentina, anche se solo per poche partite, le premesse sono buone.
CURIOSITÀ E ANEDDOTI
«Adesso sono in una delle squadre più importanti al mondo a vestire la stessa maglia di Maldini, mio idolo da bambino insieme a Sergio Ramos». Maldini e Ramos, a Pellegrino piace giocare sul sicuro a livello di idoli dell’infanzia. Se poi si aggiunge il paragone del suo ex mister e leggenda del calcio argentino, Martin Palermo, che lo ha paragonato al “muro” Walter Samuel («le sue parole sono un onore per me, parliamo di un grandissimo difensore per la Nazionale Argentina. In alcune cose gli somiglio, mi piacerebbe seguire il suo cammino»), allora la strada del 21enne nativo di Buenos Aires sembra già segnata.
Nella categoria idoli figura o molto probabilmente è figurato in passato anche il tennista Juan Martin del Potro, protagonista otto anni fa di un servizio di una tv argentina che metteva a confronto lui e Marco Pellegrino, tracciando il futuro dell’attuale centrale del Milan con una racchetta in mano e una bacheca da riempire di trofei. Qualche mese più tardi però, quando fu obbligatorio prendere una singola direzione, Pellegrino scelse il futbòl: «amo il tennis, lo guardo molto, ma con il calcio ho sempre avuto una passione diversa. Quindi, al momento di decidere, quando ho iniziato ad allenarmi tutta la settimana, è diventato impossibile per me coprire tutti gli orari e non ci ho pensato due volte: mi sono buttato nel calcio».
Pellegrino è il 25°argentino nella storia rossonera, il secondo quest’anno dopo l’arrivo di Luka Romero. È invece il secondo giocatore della storia dell’Atletico Platense ad approdare al Milan: il primo, cinquant’anni fa, fu un’autentica meteora, il portiere Giuseppe Cafaro. Josè (così era soprannominato) nacque a Catanzaro, ma si trasferì presto con la famiglia in Argentina, e vestì soltanto in un’occasione la maglia del Diavolo, in un derby di Coppa Italia nella stagione 73/74.
Getty ImagesMarco Pellegrino