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La differenza abissale si è soprattutto vista in una tappa specifica, quella che portava i corridori da Pinzolo a Santa Caterina Valfurva. Il tappone dolomitico ha visto trionfare Leo Hayter, mentre il migliore degli italiani è stato Davide Piganzoli giunto alla fine, addirittura con quasi otto minuti di ritardo in quattordicesima posizione. Non si è fatto attendere il commento dell'ex ct della nazionale ciclistica italiana, Davide Cassani, che ha espresso sul suo profilo facebook le sue idee.
“Ho avuto modo di leggere varie considerazioni in merito al giro giovani Under 23. Mi riferisco alla tappa di Santa Caterina che, per alcuni direttori sportivi italiani, era esageratamente dura e vorrei esprimere il mio giudizio. Allora, il primo italiano è arrivato quattordicesima a quasi 8’. Non ho sentito nessuno dire: “dove stiamo sbagliando? Perché gli stranieri, su percorsi duri, vanno molto più forte di noi?” In tanti a scagliarsi contro il percorso. È come quel genitore che si arrabbia con il professore se il figlio torna a casa con un quattro in pagella. Ma come, non tocchiamo palla su salite vere e l’unica cosa che siamo capaci di dire è: troppo dura la tappa?"
Ecco dove c'è da migliorare secondo Cassani: "Tra le fila azzurre non ci saranno corridori in grado di vincere una grande corsa a tappe. Perché la mentalità è sbagliata. Invece di capire il motivo della nostra debacle diamo la colpa ad un organizzatore che propone salite vere. Squadre come Groupama, Lotto, Ag2r e tante altre straniere le vedi correre in Italia, Spagna Francia, Belgio. Ogni mese partecipano ad una corsa a tappe e noi? A parte 3 squadre, restiamo a casa nostra. Con questa mentalità temo che non andremo molto lontano e comunque la colpa sarà sempre di quell’organizzatore che, facendo miracoli, cerca di offrire un palcoscenico credibile ai nostri ragazzi. Gli stranieri apprezzano, gli italiani si staccano e si arrabbiano”.
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