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Non c'è da stupirsi dunque dell'ingresso in calendario di nuove piste, come per esempio Miami (da quest'anno) e Las Vegas (dal prossimo anno) in USA, o Qatar. Molti piloti e appassionati però sono preoccupati di una possibile eliminazione di GP ritenuti storici soprattutto da noi europei, come quelli di Francia e Belgio (Le Castellet e SPA).
È chiaro ormai che il mercato europeo non offre gli stessi introiti rispetto al mondo arabo e americano, ed ecco il motivo di questa grande espansione della categoria sempre più fuori dal Vecchio Continente. Chi si mostra davvero preoccupato per questa deriva è il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel, ora al volante dell'Aston Martin:
"Credo che sia sempre bellissimo correre in posti nuovi a patto che siano giusti per noi. In America abbiamo corso poco, e poi è arrivata Austin, che si è affermata come un grande evento. Altro esempio è stato diciamo Singapore: non ci eravamo mai stati prima, e ora è stupendo, da parte mia, tornare quest’anno. Ugualmente, non si può nemmeno rinunciare ai posti in cui sei andato per così tanto tempo. Sarebbe terribile non correre più a Melbourne, così come altre piste europee“.
"Esistono interessi finanziari nei nuovi circuiti moderni, e in fondo la F1 è un business anche se per quanto ci riguarda resta uno sport e la nostra passione. Dunque, non lo vediamo come un business. Le piste hanno un significato grazie alla storia e alla tradizione che possono vantare. La cosa migliore sarebbe trovare un mix tra andare verso l'esotico e il mantenere i luoghi che hanno una storia, lì dove vi è una grande base di fan. Non correre più in Italia, ad esempio, sarebbe inimmaginabile per tantissime ragioni, anche se probabilmente pagano meno rispetto agli Emirati o a Las Vegas. Deve essere comunque qualcosa alla quale dobbiamo aggrapparci e lottare”.
Getty ImagesSebastian Vettel