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Introduzione
Diretto da Oliver Stone e con protagonista Al Pacino insieme ad un supporting cast di livello clamoroso (Cameron Diaz, Dennis Quaid, James Woods, Jamie Foxx tra gli altri), questo film ci ha emozionato tantissimo per come evidenzia la correlazione tra quanto accade fuori dal campo nei rapporti interpersonali tra dirigenza/coaching staff/giocatori e il rendimento della squadra, senza dimenticare la partecipazione di ben sei Hall of Famer della NFL: Bob St. Clair con Minnesota nella prima gara, Y.A. Tittle per Chicago nel secondo incontro, Dick Butkus con California nel match in trasferta, Warren Moon con New York, Johnny Unitas con Dallas nella prima partita di play-off e Jim Brown come allenatore della difesa degli Sharks.
Scheda
Titolo originale: Any Given Sunday
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 1999
Genere: drammatico, sportivo
Trama
Gli Sharks di Miami sono una squadra di football americano in crisi di risultati dopo la morte dell'anziano proprietario. L'allenatore Tony D'Amato (Al Pacino) è un coach della vecchia scuola capace e stimato nell'ambiente, ma dal carattere complicato che lo porta a scontrarsi con il famoso giornalista Jack Rose, oltre ad avere un rapporto conflittuale con la giovane presidente Christina Pagniacci (Cameron Diaz), figlia del proprietario deceduto e intenzionata a spostare la franchigia da Miami a Los Angeles.
A complicare le cose arrivano anche l'infortunio del carismatico quarterback Cap Rooney (Dennis Quaid) e le precarie condizioni di salute del linebacker, Luther 'Shark' Lavay, che Harvey Mandrake (James Woods), spregiudicato medico della squadra totalmente privo di scrupoli, si ostina a far giocare a dispetto di una frattura al collo che potrebbe portarlo alla paralisi; il sostituto di Rooney, Willie Beaman (Jamie Foxx), è comunque un gran talento, ma un tipo di quarterback che mal si adatta al gioco conservativo di D’Amato, oltre ad avere un carattere arrogante che lo porta a farsi odiare dai compagni di squadra.
Dopo continui alti e bassi in regular season, nell'incontro di primo turno dei play-off a Dallas gli Sharks ottengono comunque la vittoria negli ultimi secondi grazie soprattutto al cambio di atteggiamento di Willie, diventato finalmente un leader apprezzato da coaching staff e giocatori.
Nella conferenza stampa che chiude il film, coach D’Amato si dispiace della finale persa contro San Francisco, ma tutte le divergenze interne tra lui e la presidente Pagniacci sembrano ormai appianate con la sua partenza perché, dall'anno successivo, guiderà la nuova squadra degli Albuquerque Aztecs; a sorpresa, l’allenatore annuncia, però, che porterà con sé Willie, il quale nel frattempo ha imparato a pensare prima alla squadra che a se stesso, scatenando così l’ira di Christina e garantendosi un addio da trionfatore.
Riconoscimenti
Anche se non si è aggiudicato premi significativi, questo film ha incassato più di 100 milioni di dollari a fronte di un budget di circa 55.
Punti di forza
È cinema di altissimo livello quello che per più di due ore tiene lo spettatore con il fiato sospeso durante le partite di football americano, vissute e filmate come fossero battaglie in cui ogni giocatore dà l’impressione di mettere a repentaglio la propria vita.
Lo stile unico di Oliver Stone si traduce in immagini ricche d’intensità, riprese con angolazioni e tecniche diverse, montaggio frenetico, sound assordante e parole a raffica, senza dimenticare i caratteri dei personaggi e i contrasti che si creano, attraverso una sceneggiatura che funziona grazie alle forti contrapposizioni, in grado di appassionare e coinvolgere anche chi non è magari pratico delle complicate regole del football americano. Vale da solo il prezzo del biglietto lo scontro generazionale tra Al Pacino e Jamie Foxx con un supporting cast davvero stellare e impreziosito dalla presenza di ben sei Hall of Famers della NFL.
La nostra opinione
Il cinema di Oliver Stone è spettacolare e adrenalinico, per cui un film sul football americano non solo non fa eccezione, ma è addirittura in grado di esaltarne lo stile grazie ad un cast oggettivamente di valore assoluto con un Al Pacino bravissimo nell’interpretare un coach della vecchia scuola, all’apparenza stanco e rassegnato, ma nei fatti ancora desideroso di compiere nuove imprese e spingersi oltre i propri limiti per assaporare il gusto della vittoria.
Quello che dà un valore aggiunto alla trama è la descrizione di quanto accade fuori dal campo, dai rapporti tra allenatore e proprietaria a come lo spogliatoio reagisce di fronte agli atteggiamenti del loro leader (amore verso Cap Rooney, antipatia verso Willie Beaman prima del suo “change of mind”): il risultato sul campo diventa quindi una vera e propria traduzione di come è stata preparata la partita in settimana ed è bello vedere l’importanza degli elementi appena citati che, nella realtà quotidiana, rimangono invece oscuri e chiusi nello spogliatoio.
Criticare questo film è pertanto complicato, tuttavia se si vuole proprio cercare il pelo nell’uovo c’è probabilmente troppa carne al fuoco per sviscerare ogni singolo elemento presente nella trama in due sole ore e trenta: la presenza di tantissimi attori di successo anche in ruoli secondari non permette, infatti, di approfondire ogni singolo personaggio come meriterebbe e, magari proprio perché ci è piaciuto moltissimo, l’avremmo addirittura preferito nel formato di una serie televisiva, più lunga e riflessiva anche se avrebbe inevitabilmente perso un po’ di ritmo e adrenalina.
Di certo, è un film che ogni appassionato di football americano dovrebbe vedere almeno una volta nella vita senza se e senza ma.
Diretto da Oliver Stone e con protagonista Al Pacino questo film evidenzia la correlazione tra quanto accade fuori dal campo nei rapporti interpersonali tra dirigenza/coaching staff/giocatori e il rendimento della squadra.