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Le 10 migliori sceneggiature originali premiate con l'Oscar

24 FEBBRAIO
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L'Oscar alla miglior sceneggiatura originale negli ultimi anni ha acquistato sempre più importanza

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Le 10 migliori sceneggiature originali premiate con l'Oscar

L'Oscar alla miglior sceneggiatura originale negli ultimi anni ha acquistato sempre più importanza

La sceneggiatura è uno degli elementi più importanti di un film. Vero e proprio punto di riferimento per il regista, può determinare da sola il successo o il fallimento di una produzione.

Fino al 1940 esisteva solamente un premio Oscar al miglior soggetto, che dal 1941 fu affiancato dall'Oscar alla migliore sceneggiatura originale.

Nel 1958 le due categorie vengono combinate per onorare solo la sceneggiatura.

L'Oscar alla migliore sceneggiatura originale premia il lavoro degli sceneggiatori che hanno creato una trama, dei personaggi e dei dialoghi originali senza essere basati su materiale preesistente, come libri, spettacoli televisivi o altre fonti.

Ecco la nostra classifica delle 10 migliori sceneggiature originali premiate con l'Oscar.

Decima posizione

Colin Welland - Momenti di gloria (1982)

Anni Venti. Harold Abrahams (Ben Cross) è uno studente ebreo di Cambridge, Eric Liddell (Ian Charleson) un fervente cristiano scozzese.

Corridori eccezionali, si allenano con la squadra inglese di atletica per le Olimpiadi di Parigi, lottando per rivendicare i loro valori e un credo molto più importante della vittoria.

Basato su una storia vera, il film ha scene di corsa indimenticabili ma conquista lo spettatore per la profondità dei due personaggi principali.

Una sceneggiatura estremamente valida e lineare e la musica commovente di Vangelis fanno di Momenti di gloria una pellicola memorabile.

Curiosità

Per dare enfasi romantica alla storia, Welland inserì il problema etico di Eric, che in realtà non ebbe mai luogo.

Nona posizione

Lost in translation - Sofia Coppola (2004)

Bob Harris (Bill Murray) è un divo della tv americana sul viale del tramonto, a Tokyo per girare lo spot di un whisky.

Charlotte (Scarlett Johansson) è una giovane donna carina ma delusa, a Tokyo al traino del marito fotografo di moda.

Entrambi insonni e a digiuno di giapponese, Bob e Charlotte si incontrano in un albergo e iniziano a farsi compagnia e a conoscersi meglio.

Sofia Coppola ha ideato Lost in Translation dopo molte visite in età giovanile a Tokyo, basando gran parte della storia sulle esperienze vissute in prima persona.

La regista e sceneggiatrice ha descritto l'hotel Park Hyatt, nel quale si svolgono la maggior parte delle scene interne del film, come uno dei suoi «luoghi preferiti al mondo» e ha definito il film un «biglietto di San Valentino» per Tokyo.

Curiosità

Sofia Coppola ha scritto il film pensando a Murray e ha detto che non ce l'avrebbe fatta senza di lui.

Ottava posizione

Jordan Peele - Get Out (2018)

Un giovane afroamericano (Chris) fa visita ai genitori della sua fidanzata bianca (Rose) per il fine settimana.

Chris inizialmente interpreta il comportamento molto accomodante della famiglia come un tentativo nervoso di affrontare la relazione della figlia, ma con il passare del fine settimana una serie di scoperte sempre più inquietanti lo porta a una verità che non avrebbe potuto neanche lontanamente immaginare.

Nel dicembre del 2012 la WGA, che è l'associazione dei sindacati statunitensi che difende gli sceneggiatori, ha stilato la classifica delle 101 migliori sceneggiature del 21esimo secolo per celebrare i grandi scrittori degli ultimi vent'anni e per osservare l'evoluzione della scrittura cinematografica.

Bene: al primo posto, non senza sorpresa, c'è proprio la sceneggiatura di Get Out.

Settima posizione

Bong Joon-ho e Han Ji-won - Parasite (2020)

Parasite racconta la storia della famiglia Kim, formata dal padre Ki-taek, la madre Chung-sook e due figli, la 25enne Ki-jung e il minore Ki-woo.

Vivono in uno squallido appartamento e sono molto legati tra loro, ma senza un soldo in tasca.

A Ki-woo viene l'idea di falsificare la sua identità per impartire lezioni a Yeon-kyuo, la figlia adolescente dei Park, una ricca famiglia che vive in una grande villa.

Con un espediente, Ki-woo riesce a introdurre anche la sorella Ki-jung all'interno della famiglia Park.

Questo incontro è solo l'inizio di una storia strana, che porterà i Kim a introdursi sempre più nella routine dei Park, come un parassita fa con un organismo estraneo.

Visivamente impeccabile, Parasite, che è stata la prima pellicola straniera (si tratta di un'opera sudcoreana) a vincere l'Oscar per il miglior film, ha una scrittura precisissima e affilata.

Curiosità.

Al college Bong ha insegnato ai bambini di una ricca famiglia di Seoul, la cui casa aveva una sauna privata al secondo piano: l'esperienza gli è tornata utile co-scrivendo la sceneggiatura originale di Parasite, che si è aggiudicata anche il premio BAFTA (l'Oscar britannico).

Sesta posizione

Robert Towne - Chinatown (1975)

Un detective privato assunto per raccogliere prove di un adulterio si trova coinvolto in una spirale di violenza, corruzione e morte.

Roman Polański firma la regia di uno dei film più importanti degli anni '70, con un Jack Nicholson straordinario e una sceneggiatura che rasenta la perfezione.

Robert Towne si supera nel disegnare il personaggio del detective Gettes.

Quinta posizione

Callie Khouri - Thelma e Louise (1992)

L'insoddisfatta casalinga Thelma (Geena Davies) e la sua spiritosa amica Louise (Susan Sarandon) decidono di dare un taglio netto al passato, essendo la prima stanca del marito e la seconda del fidanzato.

Insieme iniziano un lungo e rocambolesco viaggio che le porterà a fuggire dalla polizia e a prendere una soluzione imprevedibile.

Il film di Ridley Scott e la sceneggiatura di Callie Khouri riscuotono un consenso unanime, ben tratteggiato dalle recensioni di Empire e The Guardian.

"Un vero e proprio must-see (...) per la realizzazione epica e senza fiato di Scott di una sceneggiatura intelligente e divertente (...) Ancora avvincente e stimolante dopo tutti questi anni."

"Un corso di perfezionamento sullo sviluppo della narrativa e dei personaggi."

Quarta posizione

Nick Vallelonga, Brian Currie e Peter Farrelly – Green book (2019)

Ispirato a una storia vera, Green Book racconta del buttafuori Tony Lip (Viggo Mortensen): italoamericano con un'educazione piuttosto sommaria, nel 1962 vine assunto come autista da Don Shirley (Mahershala Ali), uno dei pianisti jazz più famosi al mondo. Il motivo? Guidarlo da New York fino agli Stati del Sud, in posti dove i diritti civili degli afroamericani sono ben lontani dall'essere legittimamente acquisiti.

Scritto alla grande, Green book (la guida turistica in cui sono indicati gli alberghi e i ristoranti che accolgono gli afroamericani) contiene una carica politica molto forte e capace di arrivare efficacemente a destinazione: si ride, ci si indigna, ci si commuove e si pensa a quanto tristemente attuali possano essere certe tematiche.

Curiosità

Pseudonimo di Frank Anthony Vallelonga, Tony Lip era il padre di uno degli sceneggiatori del film.

Terza posizione

Woody Allen e Marshall Brickman - Io e Annie (1978)

Il comico Alvy Singer, che si è lasciato con Annie Hall dopo una relazione durata circa un anno, si ritrova a raccontare la storia del loro rapporto, provando a capire quali dei problemi avuti durante l'infanzia (depressione, nevrosi) possano aver favorito la rottura del fidanzamento.

Caratterizzato da un umorismo che affonda le radici nella cultura ebraica del Novecento, lo stile di Woody Allen ha definito un nuovo standard per la commedia (non solo americana), diventando un vero e proprio punto di riferimento per più di una generazione di scrittori e registi.

In Io e Annie Woody Allen utilizza a più riprese la quarta parete, il "muro immaginario" posto di fronte al palcoscenico attraverso il quale lo spettatore osserva l'azione che si svolge nell'opera.

Io e Annie abbonda di battute memorabili, in una sceneggiatura densa e dai ritmi verbali incalzanti.

Seconda posizione

Herman J. Mankiewicz e Orson Welles - Quarto potere (1942)

Un reporter indaga per scoprire il significato delle ultime parole pronunciate da un magnate del giornalismo (Charles Foster Kane) in punto di morte.

Quella di Quarto potere è una delle sceneggiature più discusse della storia del cinema: da decenni, infatti, si dibatte sulla sua effettiva paternità.

Resta il fatto che Orson Welles (che è anche regista e interprete della pellicola) ed Herman “Mank” Mankiewicz hanno firmato una delle migliori sceneggiature di sempre.

Con una costruzione che fa ampio ricorso ai flashback, il ritratto di Kane risulta spezzettato e a tratti indecifrabile.

Un film indimenticabile, con una delle regie più innovative dei suoi tempi e una sceneggiatura di altissimo livello, che si esaltano l'un l'altra.

Prima posizione

Quentin Tarantino e Roger Avary - Pulp fiction (1995)

Le vite di un pugile, di due gangster, di un boss e della sua pupa, di uno spacciatore e di una coppia di rapinatori si sfiorano e collidono in una serie di eventi imprevedibili e paradossali.

Pulp Fiction ha svelato al mondo il genio di Quentin Tarantino, un genio che passa dalla sua penna alla macchina da presa.

Verboso fino all'eccesso, esplosivo e con trovate geniali, Pulp Fiction ha influenzato il cinema fino ai nostri giorni.

Resa indimenticabile anche dalla divisione in capitoli cronologicamente non conseguenti (che pare sia stata un'idea di Roger Avary), quella di Pulp Fiction è una delle migliori sceneggiature di tutti i tempi.

Curiosità

Nella sceneggiatura Tarantino decide di inserire molti riferimenti al cinema d'exploitation degli anni settanta e ottanta, asserendo che «prima di apprezzare il latte, dovrai bere un sacco di latte rancido».

Per scrivere la sceneggiatura Quentin Tarantino si recò ad Amsterdam, città di cui Vince discute con Jules in una scena del film..

Quentin Tarantino

Getty ImagesQuentin Tarantino

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